lunedì 20 dicembre 2010

Speciale di Natale con Mr. Hankey


Di modi per analizzare la civiltà di un Paese ce ne sono quanti volete. Uno può essere quello che riporto qui a fianco nella mia tagline, riguardo il caffè. Non starò qui a parlare del caffè tedesco perché l'ho preso una volta sola, assaggiato, e versato direttamente nel lavandino. Oggi voglio parlare dei cessi.

Ogni Paese, nello smaltimento dei rifiuti umani, si è attrezzato in maniera diversa, coerente con le proprie inclinazioni. Dei cessi giapponesi, ipertecnologici e pieni di funzioni di cui non sapevi l'esistenza (e di cui non sospettavi l'importanza) finché non ti ci sei seduto sopra, abbiamo già parlato. Quelli americani, se è vero ciò che ci mostrano nei film e in TV, sono pieni d'acqua fino quasi all'orlo in maniera da replicare in maniera rozza e low-tech il bidet incorporato di quelli giapponesi: praticamente caghi e la numero 2 splasha allegramente nell'acqua che, per rimbalzo, ti deterge delicatamente le terga. Ma, sempre se è vero ciò che ci mostrano nei film e in TV, in America ci sono alieni che volano e dinosauri che scorrazzano indisturbati per le città, quindi sospetto - o almeno spero - che il grado di realismo rispetto ai cessi sia più o meno comparabile.

I cessi tedeschi, invece, sono un altro paio di maniche. Per descriverli in maniera accurata ho bisogno che immaginiate quelli italiani, normali, che avete anche voi in casa. Forma svasata in maniera che la numero 2 impatti di striscio con la ceramica e scivoli delicatamente verso l'acqua, molto più in basso. Ragionevolmente pulito, senza vittime.
Bene, ora immaginate che la curva posteriore sia molto più curva, fino a diventare... bè sì, orizzontale, piatta. Lo scarico non è quindi centrato rispetto alla tazza ma si trova davanti. Quindi sostanzialmente tu caghi e la numero 2 rimane lì, adagiata per mostrarsi al mondo in tutta la sua vibrante tridimensionalità. Tiri lo sciacquone e speri che l'acqua che scende abbia abbastanza potenza da trascinare con sé, verso la parte anteriore e quindi lo scarico, tutto quello che trova ma essa arranca, non ci riesce, desiste. Tiri di nuovo lo scarico. Niente. Forse la terza è la volta buona. Talvolta lo è. Talaltra no.

Non so cosa questo mi insegni sul Paese che mi ospita. Forse che non ci si deve vergognare di niente, forse che controllare la salute è importante. O forse solo che i tedeschi sono proprio degli ingegneri di merda.

mercoledì 8 dicembre 2010

Il mistero della mela annurca


Anche in questo caso, nonostante la mia esperienza a Monaco si limiti ad un solo negozio, e anzi direi proprio in virtù di questo, posso tracciare un profilo globale e onnicomprensivo del fenomeno supermercato.
I supermercati in Germania sono quasi del tutto simili agli omologhi italiani, ma ci sono alcune sostanziali differenze.

Cosa non c'è. Il visitatore entra e si trova di fronte le usuali scaffalature piene di frutta e verdura e pensa "eh sì, un bel kilo di mele non me le toglie nessuno". Fa per cercare la busta e il guantino di plastica e... non c'è. O meglio, la busta c'è ma del guantino nemmeno l'ombra. Subitaneo sorge il pensiero delle centinaia di tedeschi dalle mani sudicie che hanno toccato quel cespo d'insalata o quella pera kaiser (che fa tanto Vecchio Impero) che stai per prendere. Se volete, questa è una nuova dimostrazione dei concetti di sicurezza e fiducia visti dalla parte di un tedesco. Pazienza per la verdura, si dice il visitatore. La laverò. Riempe la sua bustina di carote, fa per cercare la bilancina e... non c'è. Si gira, si volta, niente. Panico. Che fare? Siccome quando sei a Roma fai come i romani, quando sei a Monaco fai come i monac... quello che è. Quindi inizia a fissarli per tentare di capire come fanno loro. Se non è troppo insistente nello sguardo riesce perfino a evitare un "cazzo ti guardi?" in tedesco e si accorge che i locali imbustano e se ne vanno. Così. Il che non risolve il problema: vanno a cercare una bilancia dall'altra parte del negozio o non si pesa affatto la roba? Un mistero che verrà - parzialmente - svelato più avanti.

Cosa c'è, o meglio, cosa c'è in più. Un esempio importante è quello della cioccolata: mentre in Italia c'è normalmente un solo scaffale dedicato ai dolciumi, qui in Germania ce ne sono almeno sei. Stesso dicasi, ovviamente, per la birra: qui il vetro è a rendere (ci sono, sparsi per il negozio, macchinari per la restituzioni dei vuoti che danno uno scontrino da presentare alla cassa, e si ottiene lo sconto sulla spesa), quindi le bottiglie che il visitatore comprerà sono in circolazione da tempo immemorabile e sono passate attraverso centinaia di tedeschi dalle mani sudicie, di solito non gli stessi della frutta e verdura.

Cosa c'è di diverso. Stranamente, non molto. I tedeschi vanno pazzi per la roba italiana e in un supermercato medio se ne trova parecchia, a partire dal prosciutto crudo (a prezzi esorbitanti, ndSpino) a pasta a sughi pronti addirittura a "insalata italia" (così nella confezione) o quel pecorino stagionato al pepe che alla Coop San Vitale non trovavo quasi mai. I vini sono divisi per nazione, e la sezione Italia è piuttosto fornita, con prezzi umani e qualità altalenanti: l'"Est Est Est" di Montefiascone che ho preso qualche giorno fa, ad esempio, al massimo era un "Est", mentre l'Orvieto Classico non era affatto male.
Parlando di formaggi, in Italia puoi trovare o il banco con le forme intere e il tizio a cui chiedere che le taglia, le pesa e le prezza, o quello self-service con i pezzi già tagliati e prezzati. In Germania hanno inventato una delirante inutile crasi dei due metodi: i pezzi sono già tagliati e incellofanati ma non prezzati, e irraggiungibili dall'utente. Il banco è presidiato, così tu devi chiedere al tipo di darti quel pezzo di formaggio, già pronto, e il tipo pesa e prezza.

Per ultima lasciamo la non-soluzione del mistero della frutta e verdura. Praticamente arrivi alla cassa e dai la busta alla cassiera, che la passa. Ha una bilancia sul lettore di codice? Non mi pare. Pesa a occhio? Spero di no. Capisce al primo sguardo se una mela è una renetta, un'annurca o una stark? Forse. Non ha bisogno di farlo perché magari le mele costano tutte uguali? Dubito. Inventa un prezzo a caso e lo piazza sulla busta? Io farei così.

venerdì 3 dicembre 2010

Fidati


Più tempo passo qua e più mi stupisco dei tedeschi: ribaltando quello che tutti gli stranieri pensano degli italiani e l'Italia, mi chiedo come faccia la Germania ad andare avanti nonostante l'assurdità di comportamento dei suoi abitanti, in special modo in due aspetti particolari del vivere civile, che volendo sono anche collegati tra loro: la sicurezza e la fiducia.

I tedeschi sono assolutamente sprezzanti delle più basilari norme di sicurezza. Non circoscrivono, non delimitano, non mettono paletti, non chiudono a chiave, non sbarrano. Si fidano.
Potrei parlare della non esistenza dei limiti di velocità sulle autostrade tedesche, che accoppiata ad un manto stradale di solito precario potrebbe essere fonte di carambole allucinanti, ma le autorità si fidano che tu non correrai. Potrei raccontare la storia, gentilmente fornita dal Simotrone, dell'importante casa editrice tedesca che lascia documenti su un proprio server e fornisce ai suoi collaboratori diritti in lettura e scrittura; gli editori si fidano che tu non cancellerai i file che usi. Potrei dire anche della vignetta austriaca, cioè il modo di pagare le autostrade nel Paese alpino: sostanzialmente devi comprare un patachino da attaccare al vetro, spetta poi alla Polizei austriaca accertare che tutti ce l'abbiano. In pratica, gli austriaci si fidano, perché in un migliaio di km percorsi non mi hanno mai fermato.
In Italia o in buona parte del resto del mondo queste cose si tradurrebbero 1- mezzo milione di morti al giorno sulle autostrade, 2- il fallimento della casa editrice, 3- il crollo a zero delle entrate della Società Autostrade.

L'esempio più eclatante e assurdo? Un contratto che devo firmare e rispedire alla mia banca, la quale mi fornisce di busta con una scritta in tedesco al posto del francobollo: "Bitte mit 0.55 Euro freimachen, falls Marke zur Hand". Tutti i traduttori online che ho provato hanno fallito miseramente nella traduzione, restituendo nonsense come: "Si prega di effettuare gratuitamente con 0,55 €, se segno a portata di mano". In realtà oggi ho scoperto che la traduzione è "Affrancare con 0.55€, se si ha un francobollo a portata di mano". Cioè: "bisognerebbe affrancare, ma se non lo fai non fa niente, ci pensiamo noi". Perché tutti qui in Germania hanno la casa piena di francobolli da 0.55€, e sono ansiosissimi di utilizzarli in qualche modo.

Sarei davvero curioso di conoscere le statistiche di quanti qui affrancano davvero.

mercoledì 1 dicembre 2010

If only you spoke Hovitos...


Come il giovane Indiana Jones diceva nella serie TV, la cosa più importante quando si va in un Paese straniero è conoscere la lingua. Puoi presentarti anche come iraniana col burka e una cintura di pelle imbottita molto sospetta, ma se parli la lingua del posto in maniera convincente ti si apriranno tutte le porte.

Ecco, per continuare la metafora, diciamo che io non sto provando nemmeno a girare le maniglie delle porte. Spero che nessuno mi rivolga la parola, se lo fanno arrossisco ignoro e scappo, dopo le prime volte non vado neanche più in mensa (ma questo anche per altri motivi, costa troppo e c'è troppa gente), e ogni volta che devo fare qualcosa che preveda il minimo incontro con la lingua tedesca entro nel panico.

Il fatto e' che, nonostante la comune radice germanica, il tedesco e l'inglese non hanno assolutamente nulla a che fare tra loro. Ci sono alcune parole simili, ma di solito non sono quelle fondamentali nella frase. L'insana tendenza a accorpare in un unico vocabolo 4 o 5 parole diverse rende poi la lettura del tedesco praticamente impossibile (ora so come si sente un dislessico).

Ad esempio, ho rinunciato a fare l'abbonamento della metro proprio per evitare lo scontro col tedesco: dopo aver visto i locali che facevano scivolare velocemente le dita sul touchscreen della macchinetta ho capito che ne sarei uscito chiaramente sconfitto, specie sapendo le decine e decine di diversi biglietti che la Società dei Trasporti di Monaco prevede, come spiega amabilmente Der Pilger. In più, ho ricevuto una comunicazione secondo la quale devo contattare la locale Medicina del Lavoro per fissare un appuntamento per un esame della vista. Sulla comunicazione nessuna email, solo un numero di telefono. Terrore.